Secondo il pm, la morte della piccola Fatima sarebbe stata una vendetta di Mohssine Aznar verso la compagna.
Stamattina, 26 giugno, è iniziata la requisitoria della pm Valentina Sellaroli nel processo per la morte di Fatima, uccisa a 3 anni dal padre. L’uomo aveva lanciato dal balcone sua figlia come gesto vendicativo nei confronti della compagna e madre della piccola. La tragedia è avvenuta a Torino, in via Milano. Secondo i pm, l’uomo era ubriaco e drogato quando ha commesso il crimine nel gennaio 2022.
Le parole del pm Sellaroli
“Mohssine Aznar? Un mostro che lanciato la piccola Fatima dal quinto piano per una vendetta trasversale. Voleva punire la sua compagna, mamma della piccola, perché si lamentava che fosse drogato e il mattino stesso era stato condannato a 8 mesi di carcere in tribunale“, ha affermato la pm Sellarolli.
“La piccola” – continua – “era già scampata alla morte all’età di un anno, quando il padre naturale“, che era un altro uomo rispetto all’imputato Aznar “aveva preso in braccio Fatima e si era cosparso di alcool minacciando di darsi fuoco“.
Il racconto di un testimone
Prima della conclusione del processo, è stato ascoltato in tribunale un testimone che si trovava nella casa di Mohssine durante l’accadimento dei fatti. Durante gli interrogatori svoltisi presso l’ufficio del pubblico ministero il 18 gennaio 2022, aveva dichiarato che al momento dei fatti stava dormendo e che era stato svegliato da due uomini che avevano assistito all’intera vicenda.
“Uno di loro disse che la piccola era scivolata dalle mani del papà, lo aveva corretto dicendo che Mohssine l’aveva lanciata“. Oggi c’è stata una drastica modifica della versione dei fatti. Il pubblico ministero ha richiesto alla Corte di inviare i documenti alla Procura per il reato di falsa testimonianza.